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Libri, "La finestra sul cortile" di Stefania Covello

Martedì 28 aprile, a villa Boscogrande, ultimo atto del Progetto “La finestra sul cortile”, finanziato da Fondazione "Con il Sud" e promosso dall’Associazione “Shalom” con il contributo dell’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Palermo, in partenariato con l’Associazione “Punto e a Capo Onlus”, l’Associazione “Armonia Sociale” e l’Associazione “Quelli della Rosa Gialla”. A conclusione del progetto, rivolto a 45 minori dell’area penale esterna e portato avanti lungo un biennio che ha preso il via nel maggio 2013, addetti ai lavori, esperti di legalità e autorità locali presenzieranno al workshop finale che tirerà le somme sul percorso di recupero che ha visto 3 gruppi di 15 ragazzi misurarsi in 3 distinti semestri in una serie di attività laboratoriali (laboratorio di narrazione autobiografica, teatro, gruppi di sostegno e incontri pubblici nelle scuole per la promozione della legalità). Le diverse attività progettuali sono state portate avanti con l’obiettivo di accompagnare i ragazzi autori di reati lungo un percorso di crescita e trasformazione, aiutandoli ad acquisire maggiore consapevolezza di sé e dei propri errori, rielaborati per evitare ricadute in seguito alla fuoriuscita dal circuito penale. Nel corso del workshop, intervallato da una proiezione video sulle attività portate avanti con i ragazzi e da una performance teatrale degli stessi minori, in programma anche una tavola rotonda per la presentazione del libro "La finestra sul cortile”, moderata dalla giornalista Alessandra Ferraro che coordinerà gli interventi dell'autrice del volume, Stefania Covello e degli autori di alcuni dei contributi inseriti nel testo. Un libro di storie, di racconti e di vissuti, un viaggio nelle pieghe dell’anima di ciascuno dei 45 ragazzi che hanno accettato di mettersi a nudo condividendo col mondo esterno esperienze ed emozioni, passato e presente, speranze e sogni. Un libro ricco di ricordi e fotogrammi, ammantati di autenticità e sofferenza, in cui a lasciare il segno sono soprattutto le testimonianze di chi ha conosciuto la linea di confine che separa la vita e la morte. È il caso di Omar, un Rom di origini serbe sfuggito ai bombardamenti durante la guerra dell’ex Jugoslavia, un ragazzo fiero, ricco di valori, sempre dalla parte dei più deboli e indissolubilmente legato alle proprie radici, “Non ho maestri di vita – dice –  semmai lo sono di me stesso. Gli unici che potrei considerare tali sono mio padre e mia madre”; ma è soprattutto il caso di Joshua, un adolescente già adulto, che ha inconsapevolmente scelto di affidare i propri sogni e il proprio futuro ad un barcone stracarico partito dalla Tunisia per attraversare il Mediterraneo, “Durante la traversata imbarcavamo acqua. Io ho organizzato le manovre per buttarla fuori, salvando la vita di tutti noi. Mi sono tolto il giubbotto salvagente per darlo a mio cugino che stava male e aveva paura. Quando sono stato arrestato ero arrivato da poco a Palermo e non conoscevo neanche una parola d’italiano; finire in carcere è stato per questo ancora più difficile. Quando ho lasciato l’Ipm per una comunità il mio primo pensiero è stato guardare il cielo: ho passato 3 giorni a contemplarlo”. A lasciare il segno anche i racconti di chi, come Luca, ha trovato il coraggio di chiedere perdono alla vittima del proprio reato o la testimonianza di chi, come Roberto, Angelo e Walter ha conosciuto lo smarrimento di una vita apparentemente generosa in cui, a dispetto di certezze apparenti, ci si ritrova a fare i conti con se stessi e le proprie insicurezze. La “finestra sul cortile”, in definitiva, si è rivelata un osservatorio privilegiato per poter “rileggere” persone e comportamenti alla luce di una prospettiva diversa e carpire frammenti di anime da restituire alla vita.

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