La Direzione InvestigativaAntimafia ha sequestrato a Palermo beni immobili e societari riconducibili a Francesco Franzese, nato a Brescia nel 1964 ed al suo prestanome Giuseppe Ferrante, 44enne palermitano. Il Tribunale di Palermo, accogliendo la proposta del Procuratore della Repubblica del capoluogo, ha emesso il provvedimento di sequestro di beni a carico dei due uomini. Franzese, oggi collaboratore di giustizia, è riuscito a raggiungere un ruolo di vertice all’interno dell’organizzazione criminale “cosa nostra”, sino a diventare reggente della “famiglia” mafiosa palermitana di Partanna Mondello, intrattenendo rapporti con uomini d’onore, quali i noti Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Su Ferrante sono stati raccolti elementi indiziari circa la sua condotta di fittizia intestazione di beni, che in realtà erano riconducibili al suo socio occulto Francesco Franzese, sottoposto a procedimenti penali per associazione mafiosa. Ciò al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale. Questi elementi hanno provato “l’appartenenza” all’associazione mafiosa di Ferrante che, pur non facendone parte integrante, si può ritenere nella disponibilità di “cosa nostra” per il fatto di condividerne gli interessi illegittimi e di agire, all’occorrenza, per conto della stessa. I rapporti societari tra Franzese e Ferrante hanno trovato conferma dalle dichiarazioni rese da vari collaboratori di giustizia, nonché dalle ammissioni fatte dallo stesso Franzese, dopo l’inizio della sua collaborazione, che hanno rivelato il significato, il contenuto ed i destinatari di alcuni documenti rinvenuti, in occasione della sua cattura, il 2 agosto 2007, quando, ad esempio, definiva Ferrante “mio carissimo amico e socio in una impresa edile a suo nome”. Ferrante, già indagato per i delitti di intestazione fittizia di beni e riciclaggio, dopo l’arresto e l’inizio della collaborazione di Franzese, aveva ricercato analoga forma di “sostegno mafioso” e di coinvolgimento della sua attività imprenditoriale in un altro esponente di “cosa nostra”, Giuseppe Biondino 33enne palermitano. Quest’ultimo, tratto in arresto da personale del Centro Operativo Dia di Palermo nel giugno 2010, è stato condannato per associazione mafiosa ed altro dal Gup del Tribunale di Palermo a 14 anni e 8 mesi di reclusione. Biondino viene indicato da alcuni collaboratori di giustizia quale reggente della “famiglia” mafiosa palermitana di San Lorenzo, in contatto, per il ruolo apicale rivestito, con il latitante Matteo Messina Denaro. La Dia, nel dettaglio, ha sequestrato: Intero capitale sociale della SrL “F.G.Riuniti” e della SrL “FIN.MA.”, con sede a Palermo, operanti nel settore edile; Alcuni rapporti bancari; 2 ville bifamiliari con piscina, a Palermo; 4 ville con piscina, a Palermo; 1 magazzino, a Palermo; 1 palazzina di 4 piani, a Palermo; 2 terreni a Palermo e Carini, quest’ultimo edificabile. Il valore complessivo dei beni sequestrati è di oltre 10 milioni di euro.