Non tira certo un buon vento per l'autodromo di Monza. Nei giorni scorsi le dichiarazioni di Bernie Ecclestone che ha messo in guardia l'Ente gestore su una possibile cessazione, a fine contratto (2015), del rapporto con la F1. Ora una ben più dura tegola si abbatte sugli ex vertici della SIAS. Una inchiesta coordinata dalla Procura di Monza, accusa Enrico Ferrari e Claudio Viganò, di false fatturazioni e li indica, in concorso tra loro, rei, a dire dei magistrati, di diverse azioni esecutive del medesimo disegno criminoso. In pratica, sono accusati di aver evaso per circa 2 milioni di euro il primo, 1 milione di euro il secondo. Questa la tesi del PM Walter Mapelli. L'esposto sarebbe partito da Paolo Guaitamecchi che subentrò, nel 2012, a Vigano alla presidenza della SIAS. Sembra ci sia una società inglese alla quale furono affidati gli affitti della pista a prezzi difformi da quelli indicati in listino e questi sempre pagati in contanti. Da qui il sequestro di titoli, fondi, beni e moneta liquida, autorizzati dal GIP di Monza. A conferma di questi fatti, secondo gli inquirenti, c'è uno strano caso che portò al rinvenimento, nel centro di Monza, di una valigetta con 105 mila euro in contanti. Questa venne consegnata alla Forze dell'Ordine da un passante ed a rivendicarne la proprietà si presentò un tedesco che dichiarò di aver quella somma in contati, perchè doveva darli all'autodromo di Monza per un evento prenotato. Sono così finite nel ciclone anche due società svizzere, la Kuno e la Moto Center Thun, oltre che la tedesca Porsche Club Nurburgring Sportpromotion. Gli investigatori sono convinti che le ingenti somme di danaro, a fronte di sconti e vari trattamenti di favore, venissero versati in contanti e senza fattura, direttamente ad Enrico Ferrari.