CASTELLAMMARE. Dissequestrato il cantiere di messa in sicurezza del porto di Castellammare. I lavori erano fermi dal sette maggio 2010 quando la Guardia di Finanza, su disposizione della Procura, aveva apposto i sigilli al cantiere per l’ipotesi di reato di utilizzo di cemento impoverito. Ipotesi che adesso, dopo oltre tre anni, sembra essere non rispondente anche se le indagini proseguono. I sostituto Procuratore Andrea Tarondo e Anna Trinchillo hanno ufficializzato il dissequestro e la restituzione degli accropodi (blocchi di cemento). Le indagini però proseguono anche se la Procura ritiene che gli ulteriori accertamenti tecnici predisposti “con riguardo ad ulteriori e diverse condotte per il reato di frode nelle pubbliche forniture” consentano la ripresa dei lavori. Perciò il dissequestro è stato disposto “condizionato alla comunicazione al C.T. nominato, delle modalità di ripresa dei lavori ed alla necessaria collaborazione con le attività tecniche di accertamento probatorio tuttora in corso”. La Procura rileva che il dissequestro avviene anche su sollecitazione di Genio Civile e Comune “che hanno rappresentato l’esigenza della ripresa dei lavori”. I lavori del corposo appalto di circa 24 milioni di euro erano stati fermati nel 2010 e due mesi dopo il cantiere era stato dissequestrato parzialmente. I lavori nella parte di cantiere non sequestrata, per la messa in sicurezza delle opere già realizzate, non erano mai ripartiti a causa di vari problemi legati alle forniture. I lavori erano stati affidati alla CO.VE.CO, impresa capogruppo dell'ATI aggiudicataria dell'appalto. Nel 2008 la precedente amministrazione ha trasferito la gestione dei lavori alla Regione e le ditte fornitrici avevano più volte fatto presente all'assessorato Regionale Infrastrutture e Trasporti, il mancato pagamento delle forniture. La società consortile Nettuno s.c.a.r.l., esecutrice dei lavori e stipulatrice dei contratti di fornitura con le ditte locali, è stata dichiarata fallita nel gennaio 2011. Il CO.VE.CO aveva dunque indicato la AT.LA.N.TE. società cooperativa, come impresa per la ripresa e prosecuzione dei lavori. Che, però, in realtà non sono mai ripresi. “Siamo davvero soddisfatti, afferma il sindaco Nicolò Coppola, poiché dall’insediamento(giugno 2013, ndr) abbiamo continuato a chiedere la ripresa dei lavori, compatibilmente con le attività di indagine in corso. E’ un segnale importante per i nostri cittadini. Il completamento del porto rappresenta concrete opportunità lavorative e lo sviluppo economico-turistico che il nostro paese attende da decenni. Adesso attendiamo la ripresa dei lavori concordandola con Procura ed Enti interessati che ringrazio. Per il completamento rimangono circa 7 milioni di euro di opere da realizzare. Ma ricordiamo che adesso possono iniziare anche i lavori del secondo stralcio, scorrendo la graduatoria. Non occorre una nuova gara”. Perché dovrebbe essere stato annullata l’aggiudicazione, per “possibile condizionamento mafioso”, del secondo stralcio di lavori (finanziato con circa 15 milioni di euro), all’associazione temporanea di imprese formata dalla Comes Tigullio di Chiavari, Ca.ti.fra srl, di Barcellona Pozzo di Gotto, Seicon srl proprio di Castellammare del Golfo e Co.Ge.Ta. srl di Trapani.