“Piersanti deve continuare ad essere la nostra guida. Il percorso che ha tracciato deve essere seguito. Quello che voleva non è stato ancora realizzato. Non ce l’abbiamo fatta, ma proprio questo deve spingerci a provarci sempre. Dobbiamo crederci, avere fiducia in particolare in questo momento difficile dal punto di vista economico sociale. Dobbiamo ricominciare ogni giorno il suo percorso per la legalità, perché c’è sempre il rischio che ci si perda, che si dimentichi”. A 34 anni dall’assassinio, ieri mattina al cimitero comunale, il sindaco Nicolò Coppola ha ricordato i suoi incontri con Piersanti Mattarella a Castellammare, suo paese natale. Quest’anno alla cerimonia commemorativa non erano presenti i familiari. L’onorevole Bernardo Mattarella ha più volte partecipato alla cerimonia sulla tomba del padre. Il corpo di Piersanti Mattarella, nato a Castellammare del Golfo nel 1935 ed ucciso a Palermo il 6 gennaio del 1980, quando era presidente della Regione siciliana, si trova nella chiesetta cimiteriale. Nel sarcofago con le spoglie di Piersanti Mattarella è in evidenza un busto che ne ricorda le fattezze. La sua foto, un lumicino acceso, qualche rosa posta dai parenti che vivono a Castellammare, nei vasi al di sotto. Di fronte, la tomba del padre di Piersanti, Bernardo. Anche quest’anno sul sarcofago c’è la bandiera dell’associazione Libera: la sezione di Castellammare, qualche anno fa, è stata intitolata proprio a Piersanti Mattarella. Una corona di fiori deposta dall’amministrazione sulla tomba di Mattarella, poi la preghiera di Padre Michele Antonino Crociata. Le commemorazioni per Piersanti Mattarella sono iniziate nel 2010, in occasione del trentennale dell’uccisione, per volere dell’allora amministrazione guidata da Marzio Bresciani. Manifestazioni, convegni ed incontri, anche in occasione dell’anniversario della nascita di Piersanti. L’attuale amministrazione ha deciso di proseguire i momenti di ricordo dell’operato dell’illustre concittadino, esempio che la politica può e deve lavorare per la legalità. Mattarella stava tentando di modernizzare il sistema amministrativo regionale e di individuare eventuali collusioni tra mafia e politica. Proprio per questo il delitto sarebbe riconducibile a “cosa nostra”.