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Castellammare, parla l´imprenditore che ha fatto arrestare i suoi estorsori: “Adesso sono libero”

 “Il presepe è bello, i pastori no”. Gregory Bongiorno cita Eduardo De Filippo per parlare del suo paese, Castellammare del Golfo. Qui il presidente di Confindustria Trapani, è titolare, con la sorella Silvia, della ditta Agesp, che si occupa di raccolta e smaltimento di rifiuti. Bongiorno ha denunciato e fatto arrestare i suoi estorsori, quelli che gli avevano chiesto il “pizzo” per la sua attività. Ci hanno concesso un’intervista In un “presepe” così piccolo tra pastori ci si conosce tutti, per usare la sua metafora, ci sono sospettati ma anche insospettabili no? “Le persone oneste sono tante, ma ancora c’è un grande lavoro da fare. Se ci permette vorremmo sottolineare che alle attività sulla legalità o alle cene antiracket che hanno organizzato di recente le associazioni come Addio pizzo e la Federazione antiracket, partecipa tanta gente, ma pochissimi sono Castellammaresi. Molti si preoccupano di farsi vedere in queste occasioni. Ci sono ancora troppi retaggi, è una questione culturale. Non sono ancora pronti alla svolta. Io e mia sorella abbiamo deciso assieme di denunciare subito, è una scelta condivisa anche dalle nostre rispettive famiglie che ci hanno appoggiato”. Intende dire che a Castellammare molti sono ancora propensi ad offrire il caffè ai padrini di turno ed ai loro picciotti, invece di isolarli? “Purtroppo si. Intendiamo proprio questo”. La vostra attività conta circa 250 dipendenti ed opera in Sicilia ed in altre Regioni. Vi hanno chiesto il pizzo anche altrove? “No, solo a Castellammare, probabilmente perchè la sede della nostra impresa è qui e perchè noi siamo di Castellammare”. Silvia, ma si sono rivolti anche  a lei? “No, a me ha sempre raccontato tutto mio fratello. Sono spesso fuori Castellammare e per anni non ho vissuto qui. Inoltre sono una donna e mio fratello è più grande di me. Credo che anche per questo a me nessuno abbia mai fatto richieste” Lei, Gregorio, è presidente di Confindustria, ed ha accennato al codice etico adottato. Ritiene di essere un esempio, uno stimolo, per gli altri imprenditori? “Come le ho detto io l’ho metabolizzato. Ero e sono certo che la denuncia è l’unica strada possibile. Sapere che altri l’hanno già fatto è certamente incoraggiante. Ma non basta. Non mi ritengo un esempio. Prima di me lo hanno fatto altri anche qui a Castellammare, parlo ad esempio di Salvatore Buscemi. La denuncia è l’unica strada che porta alla liberazione, è l’unica via possibile per liberare la Sicilia. Oggi posso dire che l’apertura e il sostegno morale delle forze dell’ordine e della magistraturta sono di grande aiuto. Sottolineo che c’è un clima diverso. E gli imprenditori questo lo percepiscono, lo vedono e lo sentono. Dopo la denuncia, ma soprattutto dopo gli arresti, vi sentite più liberi?  “Certamente, si. Molto più liberie sentiamo vicine anche tutte le persone oneste di Castellammare che sono tante. Occorre dare speranza a lor ed ai tanti giovani che ci credono”. Senza paura? Nè prima nè adesso? “C’è stata e c’è preoccupazione. Da imprenditori mettiamo in conto i rischi, ma il guadagno, in termini di libertà, è certamente maggiore”. Da cosa nasce la decisione di denunciare dopo aver pagato per anni? “È un fatto metabilizzato come le dicevo. Prima sia io che mia sorella, eravamo poco più che dei ragazzi. Poi per tanti anni pensavamo che il problema non ci sarebbe più stato. Ma adesso, quando ad agosto si sono ripresentati, non abbiamo esitato un attimo. Ripeto è l’unica strada possibile per essere liberi”. Dunque se tornassero a chiederle denaro, lo rifarebbe senza pensarci un attimo? “Certo. La loro forza si basa sul silenzio delle vittime. Non c’è scelta. Bisogna denunciare senza paura perchè la forza della mafia si fonda sulla paura. In questo mia madre ci è stata da esempio. Un grande esempio”. Infatti anche sua madre nel 2004, poco prima di morire, ha denunciato ed ha fatto arrestare i suoi estorsori. Vostro padre le lasciò l’Agesp quando nel 1989, fu ucciso. Si è parlato di un regolamento di conti tra cosche che è venuto fuori anche in occasione della sua denuncia. Voi che ne pensate? “Noi sappiamo pochissimo della vicenda. Mia madre ci ha sempre voluti tenere all’oscuro, quasi al riparo dai fatti, tanto che ci ha mandati a studiare fuori da Castellammare. Noi eravamo poco più che ragazzini, io avevo 14 anni, mia sorella 11. Mia madre in questo è stata molto protettiva, come qualsiasi madre farebbe con i figli”.     Le è arrivata grande solidarietà, ma qualcuno in giro sui social network ha malignato che lei avrebbe deciso di denunciare adesso solo perchè le richieste, dai diecimila euro anui erano lievitate a sessantamila euro. Cosa vorrebbe rispondere? “Che l’ipotesi è assurda. La cifra inziale era questa, ma avevano previsto, come avrete letto su vari quotidiani, anche degli sconti sugli “arretrati”. Inoltre anche il danneggiamento di un solo mezzo per noi sarebbe stata una spesa maggiore di sessantamila euro. Non c’entrano le cifre. Li avrei denunciati anche se mi avessero chiesto 50 euro”. Agli imprenditori vessati, cosa vi sentite di dire? “Stiamo costituendo a Castellammare, con Addio Pizzo e Libero Futuro, un’associazione antiracket aderente al Fai che ha bisogno della collaborazione di imprenditori e cittadini per un nuovo percorso di cambiamento senza conflittualità”.

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