Il recupero e la valorizzazione della Grotta di Santa Margherita con il progetto “memorie antropologiche lungo la costa di Castellammare del Golfo”, già avviato dall'amministrazione comunale. Lo scopo è quello di rendere accessibile via terra la splendida grotta, al momento raggiungibile solo dal mare. Sulle pareti della grotta si trovano degli affreschi, con immagini sacre risalenti presumibilmente al XIII-XIV secolo, in parte deturpati, ma ancora di possibile recupero. Il tratto di costa che va da Castellammare a Scopello è caratterizzato dalla presenza di numerose grotte che raccontano di un territorio un tempo abitato e raggiungibile attraverso mulattiere e antichi sentieri, ormai abbandonati. «Grazie alla collaborazione e alla passione dei componenti del CAI di Castellammare e di studiosi del territorio come il professore Internicola, l’attenzione si è concentrata soprattutto nell'intervento di restauro, conservazione e valorizzazione delle risorse storico/antropologiche della grotta dedicata a Santa Margherita e delle antiche mulattiere –afferma il sindaco Nicolò Coppola-, per renderla accessibile da terra allo scopo di farla diventare un’attrattiva per le popolazioni residenti, dei visitatori, dei turisti e degli imprenditori che intendono investirvi risorse». L’amministrazione «nella scelta di restituire alla cittadinanza la memoria storica dei suoi territori, ha affidato ad una professionista del settore, l’architetto Irene Cavarretta, l’incarico di redigere un progetto per il restauro e la valorizzazione dei monumenti architettonici del mondo popolare di costa – spiega il dirigente dell’ufficio tecnico Simone Cusumano -, in una prospettiva di recupero dell’identità del territorio, conservando e valorizzandone i beni antropologici delle vecchie cave delle antiche tonnare e delle grotte quali abitazioni dei pastori, individuando nella riqualificazione del territorio la possibilità di uno sviluppo turistico/rurale». Il progettista, l’architetto Cavarretta, fornisce dettagli tecnici e spiega che la grotta «è situata poco lontano dal porto di Castellammare, lungo il tratto di costa compreso tra il porto e la suggestiva Punta pirale, a circa 15 metri di altezza sul livello del mare. L'ingresso è rivolto ad est. L’accesso è caratterizzato dalla presenza di un muro, che probabilmente supportava una chiusura. La cavità misura circa 17 metri di profondità per una larghezza di circa 8 metri, con pareti levigate; sulla sommità si intravedono ancora le tracce di una volta in malta di calce idraulica e pietrame informe. Sulla parete destra sono ancora presenti alcuni affreschi con immagini sacre alle quali si sovrappone l’immagine della testa di un mostro marino. Gli esperti sostengono che gli affreschi probabilmente sono opera di più artisti e che sono stati eseguiti anche in periodi diversi. Le immagini raffigurano, su uno squaloide, la “Madonna con Bambino”, affiancata da un Santo e “Santa Margherita” circondata da angeli. Sul lato opposto, altre tracce di affreschi non più decifrabili ma, da fonti tramandate, si dice raffigurassero Cristo Crocifisso con San Giovanni. Il Purpura – afferma Irene Cavarretta- , sulla rivista Kalos (Dicembre 1999) data gli affreschi tra il XIII/XIV secolo. Di epoca più recente è invece l’immagine di Santa Margherita, databile al XVII secolo. Diverse le ipotesi avanzate su questo singolare complesso pittorico: da un legame con la vicina antica tonnara, a forme di ringraziamento per lo scampato pericolo, a seguito di un qualche naufragio, di naviganti devoti di Santa Margherita. Lo storico Internicola (in Sopravvivenze prenormanne da Castellammare a Scopello- 1993) riporta, da altro, che nel 1097 la zona della grotta fu concessa da Ruggero I al monastero brasiliano di Santa Maria de Bosco, presso Vicari, per cui l’origine degli affreschi nella grotta si potrebbero datare a quell'epoca».