Arturio Merzario, nato a Civenna, in provincia di Como l'11 marzo 1943, pilota italiano ancora in attività, ieri ha compiuto 70 anni. Arturio, si, proprio "Arturio", per un errore dell'ufficio anagrafe, conseguì la prima vittoria di prestigio, al Circuito stradale del Mugello, in Toscana, ma il debutto nelle competizioni risale al 14 ottobre del 1962, quando si presento a Monza con una Alfa Romeo Giulietta Spider, con la quale giunse ottavo. Fu il padre Giorgio a dargli una mano nell'acquisto di una Fiat Abarth 1000, con la quale sfiorò, grazie anche alla preparazione del milanese Samuele Baggioli, il titolo di Campione Italiano per vetture turismo. Fu proprio l'Abarth a dargli fiducia e così nel 1968, vinse al volante della "barchetta" SP 1000, il Campionato Italiano della Montagna. Con l'Abarth 2000 giunsero le vittorie al Mugello 1969 e 1970, successi che gli valsero la chiamata di Enzo Ferrari che lo catapultò nel "Campionato Mondiale Marche", a fianco di piloti del calibro di Vaccarella, Ickx, Giunti, Andretti, Schetty, alla guida della potente Ferrari 512, con la quale vinse, nel 1971 la Coppa Shell Interserie ad Imola ed il Trofeo Ignazio Giunti a Vallelunga. Il suo nome è scritto anche nell'albo d'oro della "targa Florio" gara che vinse, nel 1972, al volante della Ferrari 312 P, in coppia con Sandro Munari. Nello stesso anno arrivò anche il trionfo nella 1000 km di SPA, in coppia con l'inglese Brian Redman. Nel 1972, guidando la veloce Osella-Abarth, vinse il Campionato Europeo Sport 2000. Nel 1974, la Ferrari gli offrì impegni limitati e lui li rifiutò firmando per l'Alfa Romeo di Carlo Chiti. Al volante della 33tt12, in coppia con Nino Vaccrella, alla sua ultima apparizione, vinse, ancora una volta la "Targa Florio"e contribuì in maniera determinante alla vittoria della Casa di Arese, nel Campionato Mondiale Marche, grazie alle vittorie ottenute a Digione, Enna, Nurburgring e Monza. Arturio vinse il Campionato Italiano Prototipi nel 1985, guidando una modificata Lucchini e nel 1986, partendo da un telaio Lucchini, che chiamò "Symbol", costruì una biposto con la quale prese parte a varie edizioni del Campionato Italiano Prototipi. All'inizio del 1991, il suo incidente più grave: riportò diverse fratture agli arti inferiori, in una rovinosa uscita di pista a Magione, torno a correre dopo qualche mese, giungendo 2° alla 6 ore di Vallelunga. Arturio Merziario si cimentò e distinse anche al volante di auto di "Formula”. Infatti lo troviamo, nel 1971, al volante di una Tecno, nel 1972 alla guida della Ferrari si piazzò al sesto posto nel GP di Gran Bretagna, nel 1974 passò alla ISO-Williams che abbandonò per divergenze con il patron Frank Williams, passando alla Fittipaldi Copersucar. Nel 1976 è al volante della Marh 761 del team Wolf-Williams e qui salvò, unitamente ai colleghi Edwards, Lunger e Ertl, la vita a Niki Lauda, intrappolato tra le fiamme della Ferrari uscita di strada al Nurburgring. Nel 1978 tentò, con alterna fortuna, la strada di costruttore di F.1 presentando un suo Team. Nel 1984 iscrisse la "Merzario A4" al Campionato del Mondo di F.1 ma questa vene poi adattata alla F.2, dove ospitò il motore BMW che portò egli stesso in pista nell'Europeo. Nel 1981 e 1982 le auto del Team Merzario vennero affidate, ancora una volta in F.2, ai piloti Necchi e Gartner, nel 1983 l'auto fu affidata al francese Richard Dallest, ma i mezzi economici, necessari a sviluppare le idee erano pochi ed insufficienti e così, nel 1984, il Team Merzario chiuse definitivamente i battenti. Non cessò certo l'attività del nostro Arturio che troviamo, ancor oggi, alla guida di auto iscritte nei Trofei Monomarca, dalle Porsche alle Ferrari, dalle Maserati alle Lamborghini. Auguri, grande Arturo, ultimo dei "Paladini del rischio". (Nella foto, Arturio è con Nino Vaccarella, alla vittoriosa "Targa Florio " '75, ultima gara del "Preside Volante")