Giorgio Vaiana

Cronaca

18 Gennaio 2016 - 00:00

Una chiacchierata con il Maestro Pippo Madè dovrebbe essere fatta almeno una volta nella vita. Ho avuto questo grande privilegio (grazie al figlio Rosario, nostro valido collaboratore). Il Maestro ci ha aperto le porte di casa sua e del suo splendido laboratorio d’arte. Che è come uno immagina “il mondo di un’artista”. Una grande confusione “ordinata”, se permettete il controsenso. Madè ha tutto sotto controllo. Ci accoglie con grande cordialità. Ci abbraccia e ci fa accomodare vicino ad una sua tela. “Maestro, cosa sta dipingendo?” “Un paesaggio – dice-. Ma questo è già finito. Ho già in testa la mia prossima opera”. Il quadro, in realtà, non è finito. Ma la frase di Madè dimostra in pieno la sua voglia di vivere l’arte ogni giorno, tutti i giorni per tutto l’anno. “In realtà non ho un buon rapporto con i giornalisti” – dice Madè -. Non mi piacciono le interviste a botta e risposta. Mi piace sempre parlare di tutto e di niente”. Ed è così che trascorriamo una mattina nello studio del Maestro. Senza mai avere il tono informale di un’intervista. Ma chiacchierando di “tutto e di niente”, come piace a lui. Partiamo da lontano, e ci mostra uno dei suoi primi dipinti. Aveva sette anni. “Ho iniziato a dipingere in tarda età”, dice scherzando. Ci racconta il periodo dell’infanzia. “Sono nato in un periodo che si sentiva ancora la puzza della polvere da sparo della Prima guerra mondiale e si sentivano già gli spari della seconda”. Un periodo difficile. “Non auguro mai a nessuno di vivere quello che ho patito io – dice – di soffrire la fame nel vero senso della parola. Una fame che ti fa anche arrivare al punto di pensare di mangiare l’erba che cresce sotto ai marciapiedi”. Molto religioso, devoto alla Madonna, Madè ripete sempre “grazie a Dio” e “se Dio vuole”. Vive nello stile di un francescano. E ne ha fatto il suo personale stile di vita. “Siete tutti figli miei – dice -. Ormai ho un’età che mi permette di poterlo dire”. Madè di anni ne ha 78. Ma la sua lucidità, la sua cultura, il suo parlare sempre così calmo e delicato, ti affascinano. Impossibile dire quante opere abbia dipinto Madè. “Ho messo su tela tremila anni di storia – dice – Quante? Non le ho mai contate. Ma nessuno, credo, è in grado di farlo”.  Ricorda tutte le mostre che ha fatto fino ad oggi e tutte gli hanno dato le stesse emozioni. “Dico sul serio – dice Madè – sia quando espongo non so, in Austria o negli Stati Uniti, sia quando c’è una mia mostra a Corleone, San Giuseppe Jato. Per me sono sempre le stesse emozioni”. Si definisce un “sopravvissuto”, dell’arte. Uno di quelli “lasciato un po’ da solo contro tutti”, perché “l’artista è un personaggio un po’scomodo, che ci serve solo in qualche occasione”, ma non vuole assolutamente che si parli male della Sicilia: “Questa terra, questo triangolo, ce l’ho nel mio cuore. La amo immensamente. Ed è la rappresentazione perfetta della Trinità divina, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. Ma i siciliani che ne pensano di lei? “Mi amano – dice con un sorriso -, anche se la mamma dei cretini è sempre incinta e c’è qualcuno che dice cose non belle su di me”. E Monreale? “Mi manca – dice – e tanto. Non vado all’ombra del Duomo da anni”. Si parla naturalmente della vicenda dei quadri prestati e poi spariti, con un processo che si è da poco concluso e che ha imposto all’amministrazione comunale la restituzione dei quadri al Maestro, senza esito, però. “Una vicenda che mi ha fatto male – dice Madè -. Avevo detto a tutti subito di chiudere al più presto questo teatrino. Non ero mai stato in un’aula di Tribunale. E farlo per una vicenda che riguardava una città da me adorata mi ha fatto male”. Ma lei ha voglia di fare una mostra a Monreale? “La farei domani, portandomi i quadri sulle spalle a piedi – dice -. Ma devono essere i cittadini a chiedermelo, non gli uomini delle istituzioni. So che lì c’è una comunità di cittadini per bene che mi rispetta. Ed anche io voglio del bene a loro”. Ha tanti amici con cui gli piace trascorrere del tempo nel suo laboratorio che si trova a due passi dal teatro Politeama. “Con uno ci frequentiamo dagli anni ‘50”, dice. E poi i tanti incontri della sua vita. Da quelli con i Bush in America al Papa, passando per i vari uomini dello sport, soprattutto piloti di Formula 1  e di Moto. “Non perdo mai per nessuna ragione al mondo un gran premio di auto o di moto in tv”. Madè dorme poco. Va a letto tardi e poi legge fino alle 3/4 del mattino. Ma si sveglia sempre alle 8. Colazione e poi su al laboratorio. Dove sta anche fino a 10 ore. Non guarda i Telegiornali “preferisco i film di Hitchcock o Dario Argento, sono meno violenti e brutali”. Vive con sua moglie Savoia, con cui è sposato da 56 anni e dice di avere ancora tanti sogni del cassetto: “Ma ormai non riguardano me – conclude Madè – riguardano voi giovani. Che possiate avere un futuro pieno di felicità e realizzare tutto quello che avete sempre sognato” (Le splendide foto a corredo del servizio sono di Igor Petyx)

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