Nella tarda serata di ieri, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Piazza Verdi in collaborazione con quelli della Stazione di Palermo – Scalo ed il supporto di quelli del Nucleo Radiomobile, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto, con l’accusa di tentato omicidio: Asha Krisanthi Peper Amarasinghe, nata in Sri Lanka classe 1976, residente a Palermo. Dalle indagini dei Carabinieri, sono emerse immediatamente gravi e concordanti indizi di reato in merito al tentativo di omicidio della figlia di appena due anni, avvenuto alle 14,30 circa in via Antonio Marinuzzi al civico 24. La donnaverosimilmente in preda ad una crisi depressiva, dopo aver lanciato la figlia da un balcone al terzo piano, tentava a sua volta il suicidio buttandosi dal medesimo terrazzo. Le due immediatamente soccorse dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile intervenuti tempestivamente sul posto, e da personale sanitario del 118, apparivano in gravi condizioni e venivano trasportate, la bambina presso l’ospedale dei bambini e la madre al Policlinico dove si trovano tuttora ricoverate, la prima, in prognosi riservata e, la seconda, in osservazione. L’arrestata è tuttora piantonata dai Carabinieri, su disposizione della competente Autorità Giudiziaria che sta coordinando le indagini. LE INDAGINI I Carabinieri del Nucleo Operativo Piazza Verdi e della Stazione Scalo hanno sentito decine di testimoni per riuscire a ricostruire con chiarezza il quadro della vicenda, e fornire al sostituto Procuratore della Repubblica Pierangelo Padova un quadro indiziario idoneo a sostenere un’accusa per tentato omicidio nei confronti della madre della piccola bambina di due anni e mezzo, volate dal terzo piano e miracolosamente sopravvissute alla caduta. La vicenda, per come è stata ricostruita dai militari, si è consumata in pochi istanti durante i quali la Amarasinghe, già da tempo sofferente di crisi depressive, ha dapprima lanciato la propria figlia dal balcone e poi l’ha seguita arrampicandosi sul parapetto e buttandosi nel vuoto, il tutto sotto gli occhi di vicini e passanti che, attirati dal primo tonfo, hanno visto la 35enne arrampicarsi sul balcone e gettarsi spontaneamente. Le indagini dei militari non si sono fermate a ricostruire i tragici momenti al culmine della vicenda, ma hanno scavato nella vita della donna per meglio comprendere da che cosa fosse dovuta “scappare”. Così, attraverso la voce di parenti ed amici, si è compreso che Amarasinghe, con regolare permesso di soggiorno in Italia, aveva da poco perso il proprio lavoro di collaboratrice domestica e non potendosi più permettere un affitto, si era dovuta trasferire a casa della sorella. La donna, che non riusciva più a trovare un lavoro, nell’ultimo periodo era sempre più assente, quasi evanescente, e continuava a ripetere di voler tornare nello Sri Lanka dove ha lasciato suo marito, la sua prima figlia sedicenne e sua madre, affetti dai quali non voleva più essere separata. Ricostruito il quadro indiziario, i militari hanno fermato la donna che attualmente si trova sotto osservazione in ospedale, per le lesioni subite durante la caduta, ed hanno attivato il Tribunale dei Minorenni che dovrà occuparsi della piccola bambina ancora in prognosi riservata presso l’Ospedale dei Bambini “G. di Cristina”.