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Palermo


Sequestri per 50 milioni di euro alla nota famiglia di imprenditori palermitani

18 Gennaio 2016 - 00:00

Un ingente patrimonio, costituito da diversi complessi aziendali, attività commerciali, immobili di pregio e disponibilità finanziarie, del valore complessivo di circa 50 milioni di euro, è stato sequestrato in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo nei confronti di una famiglia di noti imprenditori di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Interessato dal provvedimento di sequestro è il nucleo familiare che vede come capostipite un noto imprenditore palermitano di 71 anni, operante, con varie ramificazioni ed anche attraverso i figli e i congiunti di quest’ultimi, in diversi settori commerciali della città.  Il sequestro nasce da un’articolata attività di indagine svolta congiuntamente dalla Guardia di Finanza di Palermo, dal Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Roma (S.C.I.C.O.) e dal R.O.S dell’ Arma dei Carabinieri, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, nella persona del Procuratore Aggiunto, Vittorio Teresi e del Sostituto Procuratore della Repubblica Pierangelo Padova. La ricostruzione patrimoniale, che prende spunto da numerose attività d’indagine svolte dal R.O.S. dell’Arma dei Carabinieri, ha permesso di definire le infiltrazioni di “Cosa Nostra” e dei suoi leader storici, fra cui Matteo Messina Denaro, negli affari delle società appartenenti ad un gruppo imprenditoriale che è leader da molti anni in Sicilia nel settore della vendita al dettaglio di articoli per l’abbigliamento,  di accessori e di preziosi. Secondo le evidenze indiziarie scaturite dalle risultanze di precedenti indagini, il gruppo imprenditoriale interessato dal sequestro risulterebbe, sin dai primi anni ’80, in rapporti di contiguità con esponenti di primo piano di “Cosa Nostra” palermitana, in particolare con i fratelli Giuseppe e Filippo Guttadauro (quest’ultimo cognato di Matteo Messina Denaro, per averne sposato la sorella, Rosalia Messina Denaro), con i quali avrebbe condiviso una serie di interessi economici, in una logica di reciproco vantaggio, consentendo di espandersi notevolmente sul territorio palermitano e trapanese.  I rapporti con il sodalizio mafioso di riferimento (mandamento di Brancaccio) si intrecciano con le vicende che hanno caratterizzato gli assetti di alcune imprese costituite in quel periodo, attive nel settore dell’edilizia, che hanno visto nel tempo diversi cambi di denominazione e modifiche alla struttura societaria, almeno da punto di vista formale. Alcune imprese create dal capostipite del gruppo imprenditoriale avrebbero, nel tempo, trasferito la proprietà e/o le cariche a diversi soggetti ritenuti “vicini” ad esponenti della criminalità organizzata palermitana. Il gruppo imprenditoriale opera attualmente attraverso un articolato complesso di società, dislocate in diverse province della Sicilia. Giuseppe Guttadauro (classe 1948) è stato arrestato nel 2002 per associazione mafiosa. Sempre nel 2002 è stato colpito anche dall’ordinanza di custodia cautelare per associazione mafiosa ed estorsione aggravata, in quanto ritenuto il “reggente” del mandamento di Palermo-Brancaccio. Sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, nel 2006, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Palermo ad anni 13 e mesi 4 di reclusione. Filippo Guttadauro (classe 1951), nel 2006 è stato sottoposto a fermo per associazione mafiosa ed estorsione. Nell’ambito del relativo procedimento, nel 2008, la Corte d’Appello di Palermo lo ha condannato a 14 anni di reclusione. In tale procedimento era emersa, tra l’altro, il ruolo di raccordo svolto da Filippo Guttadauro nelle comunicazione tra i latitanti Bernardo Provenzano ed il cognato Matteo Messina Denaro. Lo stesso, inoltre, è risultato in stretti rapporti con il noto Giuseppe Grigoli (classe 1949, originario di Castelvetrano), il quale, secondo le risultanze investigative, avrebbe avuto un ruolo determinante nell’apertura di due esercizi commerciali all’interno del centro commerciale “Belicittà” di Castelvetrano, centro di convergenti interessi imprenditoriali riconducibili al sodalizio mafioso capeggiato da Matteo Messina Denaro. Tra i beni sottoposti a sequestro si annoverano 11 società e relativi complessi aziendali, con sede in Palermo e provincia, esercenti l’attività di gestione di beni immobili, vendita di preziosi, intrattenimento e commercio al dettaglio di abbigliamento, 12 fabbricati, 23 terreni, 16 automezzi, 5 quote societarie e disponibilità finanziarie.   Decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di: Mario Vittorio Massimo Niceta, nato a Palermo il 05/05/1942; Piero Niceta, nato a Palermo il 18/01/1970; Olimpia Niceta, nata a Palermo il 29/01/1971; Massimo Niceta, nato a Palermo il 30/10/1973. BENI IN SEQUESTRO: quota del 50% della “NICETA S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio al dettaglio di confezioni per adulti”, in liquidazione; quota del 80% della “PRO.SE.CO. Promozioni Servizi Commerciali S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio minuto di abbigliamento uomo, accessori abbigliamento, intimo”; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “P.V.P. di Mario NICETA E C. S.a.s.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio al dettaglio di orologi, articoli di gioielleria”; appartamento sito a Palermo; conti correnti e deposito titoli, polizze vita; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “CONI Distribuzione S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio all'ingrosso di abbigliamento e accessori”; rapporti bancari; varie autovetture; quota del 50% della “G.S.C. Gestione Servizi Commerciali S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio al dettaglio di confezioni per adulti”; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “NIC.IMM. S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “locazione immobiliare di beni propri”; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “NICO S.r.l.”, con sede a Palermo, Corso Camillo Finocchiaro Aprile nr. 171, esercente l’attività di “commercio al dettaglio di confezioni per adulti”; Vari motoveicoli; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “NI.BOR. S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio al dettaglio di confezioni per adulti”; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “SI.PA S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio al dettaglio di confezioni per adulti”; motoveicolo elettrico; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “SO.COM. SOCIETA’ COMMERCIALE S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio al dettaglio di confezioni per adulti”; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “PMB FASHION S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio all'ingrosso di abbigliamento e accessori”; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “NI.AG. S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “commercio al dettaglio di confezioni per adulti”; quota del 25% della “OLIMPIA S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “locazione immobiliare di beni propri”; immobili a Palermo e Cefalù; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “MIDES Immobiliare S.r.l.”, con sede a Palermo, proprietaria di diversi immobili e terreni in Palermo e provincia; intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “MIDES Management S.r.l.”, con sede a Palermo, esercente l’attività di “discoteche, sale da ballo night”; quota pari al 50% del capitale sociale pari ad € 10.000,00, della “YACHTING CLUB Terrasini S.r.l.”, con sede a Terrasini; rapporti bancari e prodotti finanziari; imbarcazione denominata “Ghibli”, della lunghezza di 26,5 mt., con peso di 111 tonnellate. VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: 50 milioni di euro circa.  

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