Si è concluso con una approfondita visita guidata, condotta da Padre Cosimo Scordato presso la chiesa di San Francesco Saverio all’Albergheria, un seminario di tre giorni, tenuto negli stessi spazi della splendida chiesa a pianta ottagonale da Padre Pino Piva, coordinatore nazionale dell’apostolato degli Esercizi Spirituali Ignaziani, giunto da Roma, dove vive e lavora presso il centro di spiritualità “Casa Sacro Cuore” di Ariccia.
Temi del seminario, quanto mai attuali visti i contrasti tra religioni relativi a tematiche come le migrazioni e il terrorismo di matrice islamica, sono stati “Gesù e il Dio di frontiera”, tenuto venerdì pomeriggio, e “Ignazio per una spiritualità delle frontiere” , tenuto sabato pomeriggio sempre dentro la chiesa di San Francesco Saverio, al quale è poi seguita una visita del centro Astalli di Palermo, condotta da una delle responsabili, e un momento conviviale di conoscenza e condivisione delle attività del centro, punto di aggregazione per molti immigrati più o meno integrati che giungono in Sicilia.
Molti gli argomenti di discussione, affrontati da un folto gruppo di aderenti al CVX di Palermo (Madonna della Strada e Sant’Alberto Hurtado) ai quali si sono aggiunte due giovani aderenti al CVX di Reggio Calabria e il gruppo Ali d’Aquila di Palermo, che ha parlato anche di tematiche legate al mondo Glbt. Durante i lavori di gruppo, seguiti alle relazioni di Padre Piva e poi condivisi in assemblea, sono emerse in particolare riflessioni sull’importanza dell’incontro con l’altro: “La realtà si conosce solo se si incontra il volto dell’altro in modo personale e diretto” e se “nel cuore dell’uomo è presente la capacità di superare il limite e il confine” e solo un cuore “di bambino” può riuscire a realizzare ciò, poichè è nei bambini che “la spiritualità del gesto si fa prossimo”.
I punti di vista sono stati molteplici ed interessanti anche perchè espressi da persone appartenenti ad ambiti lavorativi e sociali diversi, fra i quali avvocati, insegnanti, ingegneri, notai e medici, proprio un medico ha infatti sottolineato come “la mancanza di sguardo nei confronti dell’altro generi problemi di salute” e come “l’emotività non può essere un dato secondario nelle relazioni” poichè, proprio lavorando sullo stile relazionale possiamo trovare il modo di confrontarci in modo sano con gli altri lasciandoci “toccare” dalle relazioni, permettendo anche all’altro di guardare noi così da riuscire a vedere le somiglianze pure nella diversità. Dio è anche diversità e quest’ultima è senz’altro “opportunità”.
Interessanti ancora le riflessioni relative alla comunicazione e all’informazione, e si è concordato anche sull’importanza di una buona formazione anche nelle scuole, poichè la società deve imparare ad essere più aperta. Il principio dell’accoglienza oggi è più che mai necessario e se la scuola deve essere punto di partenza per e con i giovani anche la chiesa deve essere aperta attraverso la comunità cristiana. L’accoglienza ci deve essere anche superando la paura del terrorismo, che non può essere solo Isis o Daesh che dir si voglia, ma talvolta si trova anche all’interno delle famiglie quando la violenza, soprattutto nei confronti delle donne, genera drammi e spesso orfani segnati per la vita.
C’è sconforto nell’aria ma c’è anche molta speranza, perchè è proprio attraverso la Resurrezione di Cristo che si può creare l’opportunità per un necessario superamento della frontiera. Ma cosa è la “frontiera”? Diverse le risposte a questa domanda ma fra queste non può non emergere una riflessione mediata da una partecipante al seminario, la quale ha raccontato, nella sua relazione, come un extracomunitario da lei conosciuto le abbia parlato del suo punto di vista dinanzi al concetto di libertà: noi occidentali spesso non ne comprendiamo il senso perchè per noi la libertà è “scontata” e così non ne facciamo un buon uso.
La libertà così come la viviamo noi non esiste in molti paesi del mondo, anche vicini e oggi più che mai il concetto di confine sta subendo un pericoloso cambiamento, una involuzione per la quale si rischia di tornare al principio arcaico che il “limes” non va superato, pena la morte, e ci sovviene l’antica memoria di un confine creato per una fondazione, quella di Roma, e subito bagnato dal sangue fratricida di Remo, ucciso dal fratello Romolo proprio perchè quel confine lo aveva superato.