L’indagine “Grande Passo 3” dei carabinieri di Monreale, ha rivelato il possesso e la detenzione illegale di armi da parte dei principali esponenti della famiglia mafiosa di Chiusa Sclafani, ovvero i Pellitteri, che costituivano un gruppo di fuoco a disposizione di cosa nostra per compiere atti intimidatori ed omicidi nei confronti di vittime predesignate: imprenditori, ma anche ignari cittadini imbrigliati in vicende private di eredità contese. Il 19 gennaio 2015 è stata intercettata una conversazione tra Salvatore Pellitteri ed il cugino Roberto Pellitteri, entrambi arrestati, che ha permesso ai militari di scoprire il luogo dove venivano nascoste le armi. L’argomento della conversazione, verteva principalmente sulla scelta del luogo dove nascondere le armi in loro possesso, sull’opportunità di spostarle sfruttando l’oscurità della notte per evitare eventuali controlli sul territorio delle Forze di Polizia, nonché sulla necessità di provarle ed effettuare la dovuta manutenzione per mantenerle efficienti. In particolare, gli indagati facevano riferimento ad alcune pistole e ad una persona, tale zio Pino, che teneva nascosta un’arma all’interno della propria autovettura. Nel corso dell’operazione di ieri, i Carabinieri di Monreale e Corleone hanno eseguito una serie di perquisizioni con il sequestro di un cospicuo arsenale formato da una pistola e quattro fucili oltre relativo munizionamento, che venivano rinvenute esattamente nell’ovile dei Pellitterri nascoste sotto le balle di fieno come avevano preventivato i due giovani tratti in arresto: una pistola Beretta calibro 7.65 con il colpo in canna pronta a sparare ed un fucile semiautomatico Franchi calibro 12, più numerose munizioni sono state sequestrate dai Carabinieri. Nel pomeriggio le indagini, condotte senza soluzione di continuità, consentivano di individuare anche lo zio Pino, Grisafi Pellegrino di Caltabellotta in provincia di Agrigento, incensurato. Nella sua campagna sono stati rinvenuti occultati in un pozzetto frigo in disuso tre fucili perfettamente funzionanti, uno a canne mozze marca Franchi calibro 12 con matricola abrasa, una doppietta sovrapposta marca Lames calibro 12 con matricola parzialmente abrasa e un’altra doppietta calibro 12 prima di matricola, e relativo munizionamento, tra cui colpi a palla singola, particolarmente dirompenti. “Si tratta – spiegano i carabinieri – di un importante riscontro che avvalora ulteriormente la concretezza delle minacce captate e della pericolosità sociale degli arrestati, che avevano in mente di costituirsi in un mandamento diverso da quello di Corleone, avvicinandosi ad esponenti agrigentini di cosa nostra, e che programmavano omicidi, anche su commissione per somme di denaro esigue”.