Abbiamo un’anima sporca e una sensibilità da estremisti barbari se permettiamo che accadano ancora queste cose. Supporre che tutto vada bene, che la città funzioni nonostante sia festa e abbassare la guardia è da irresponsabili specie in questi giorni.
Abbiamo permesso che durante tutto il giorno della festività più grande a livello italiano, come il Ferragosto, fosse accatastata la spazzatura dietro le absidi (e non solo) perché il servizio di raccolta non ha esperito il normale servizio. L’immagine che pubblichiamo mostra il biglietto da visita che hanno fotografato in molti e che sarà identificato con il nostro essere (in)civile. Io stesso ho sentito l’indignazione in svariate lingue proferita da turisti sorpresi per tanta incuria e che avrebbero voluto capire come fare una denuncia per lo squallore e la mancanza di rispetto che rilevavano.
Di contro altri gruppi di persone hanno girovagato senza riuscire a comprendere cosa offrisse la cittadina normanna oltre la visita della Cattedrale. Molti di loro non hanno una guida, non comperano un libricino, ma non trovano nemmeno una offerta che contestualizzi una serie di percorsi e crei il panorama logico di una visita più articolata che racconti l’essenza della città. Poi ci si lamenta del turismo “mordi e fuggi”? Non ci sono scuse.
È davvero mordi e fuggi perché al massimo riesce a fare turismo culturale colui il quale vende un pezzo di sfincione o una arancina maggiormente di chi spaccia un banalissimo magnete. Non si può creare una offerta adeguata se non si ascoltano i bisogni di base. Gli albergatori, in primo luogo, dovrebbero captare queste istanze, ma la loro offerta è limitata (ahimè) al numero di posti disponibili. Ferragosto è il momento in cui si pensa agli anziani, a chi resta solo e anche qui ben poco si percepisce.
Noi raccontiamo gli eventi e ci sforziamo di farvi percepire che si può innescare un cambio di logica fattivo, ma ogni giorno nonostante le sollecitazioni ben poco cambia e tale “ben poco” è troppo poco. A noi resta allora il compito di guardare con disillusione ai fatti, e di fare cronaca con la “storia della spazzatura” che, per intenderci, non è quella prodotta dai comuni abitanti.