Era un vero incubo. Così descrivono Don Sergio Librizzi i ragazzi, oggi piuttosto cresciuti, che nel 1997 e nel 1998 frequentavano il seminario di Trapani. Lì, sarebbero stati oggetto di veri e propri abusi. Lo rivela il quotidiano La Repubblica, nell’edizione di Palermo.
Dopo le violenze sessuali su alcuni migranti che si rivolgevano a lui nella speranza di essere agevolati, visto il suo ruolo di componente della commissione chiamata a pronunciarsi sulle richieste di asilo, su don Sergio Librizzi cala l’ombra della pedofilia. Che si materializza nelle drammatiche testimonianze messe a verbale da alcuni di quei seminaristi che poi non presero mai l’abito talare. I verbali raccolti dalla Procura di Trapani nelle scorse settimane sono stati depositati dal sostituto procuratore Di Sciuva al processo in corso a porte chiuse, con il rito abbreviato, che vede don Sergio Librizzi, ex direttore della Caritas di Trapani ma anche ex rettore del seminario, nell’ultima udienza nel corso della quale è stata disposta la perizia psichiatrica a carico del sacerdote.
Gli episodi di pedofilia sarebbero avvenuti tra il 1997 e il 1998 quando Librizzi era rettore del seminario. Ad essere presi di mira alcuni giovanissimi, tra i 14 e i 16 anni, tutti di Trapani o della provincia, oggi più che trentenni. Alcuni di loro, chiamati in Procura, avrebbero reso testimonianze drammatiche raccontando scene boccaccesche e Librizzi, messo davanti a queste nuove accuse, avrebbe parzialmente ammesso i fatti cercando però di sminuirne la portata. E anche alcuni sacerdoti della Curia avrebbero confermato che di quelle “brutte voci” si era sentito parlare anche allora senza che però nessuno mai intervenisse, tantomeno l’allora vescovo Francesco Micciché, con il quale Librizzi aveva stretto un patto di ferro a copertura dei rispettivi affari: il sistema delle 14 coop che sotto l’egida della Curia gestiscono buona parte dei 27 centri di accoglienza nella provincia di Trapani drenando risorse pubbliche e l’interesse di ambienti politici per il grosso bacino di voti e assunzioni, e le false fatture avallate dal direttore della Caritas che avrebbero consentito a Micciché di impossessarsi di centinaia di migliaia di euro dei fondi dell’8 per mille.
Ed è proprio a giugno del 1998, quando negli ambienti della Curia di Trapani, cominciano a girare le voci sul “vizietto” di don Librizzi che monsignor Micciché sposta il sacerdote dal seminario alla guida della Caritas dove sarebbe rimasto per i 15 anni successivi. Un sistema, quello delle coop che gestiscono il sistema dell’accoglienza ai migranti nel Trapanese, dal quale il nuovo vescovo Pietro Maria Fragnelli ha preso nettamente le distanze disponendo che spostino il loro domicilio fiscale fuori dalla Curia dove lo avevano sempre avuto. Le indagini della procura continuano anche su questo versante: nelle ultime settimane molti i testimoni convocati per cercare di ricostruire alcuni meccanismi di profitto, dal commercio degli abiti usati raccolti nelle campane gialle all’utilizzo di migranti in alcuni progetti di Comuni della provincia di Trapani per la cura del verde pubblico e altri servizi. Servizi assegnati alla coop capofila Badiagrande quasi sempre senza alcun bando pubblico.
I presunti episodi di pedofilia, avvenuti prima dell’entrata in vigore della nuova legge che aggrava le pene, non possono essere contestati a Librizzi dalla procura che però trasmetterà le carte al Vaticano. Il processo a carico di don Librizzi riprenderà a settembre dopo il deposito della perizia psichiatrica che il gup Antonio Cavasino ha assegnato ai dottori Domenico Micale e Maurizio Marguglio che dovranno consegnarla entro il 30 luglio. Il consulente di parte, Gaetano Vivona, si è già pronunciato: a suo dire, don Librizzi, vittima della cosiddetta “sindrome di Don Giovanni”, avrebbe a sua volta subito violenze da ragazzo e sarebbe parzialmente incapace di intendere e volere.
(Fonte Repubblica.it)