Siamo lieti di pubblicare nella nostra rubrica “Scritto da voi” un altro scritto del nostro amico e lettore Sergio Calderaro. Che, con la sua penna fine, ma pungente, racconta una leggenda di Pioppo… Su due massi molto conosciuti dai residenti.
“Ho chiesto al professore Talpa se sapesse darmi notizie circa lo strano rito e la processione che ogni anno si fa da tempo immemorabile sul costone di roccia del bosco di Casaboli. Il professore, che come sapete è coltissimo, ha trovato una possibile origine della strana processione in un antico manoscritto nel solito, impolverato archivio della vecchia Monreale. Come sapete il Professore non può essere preciso o affidabile al cento per cento in quanto gli scritti ritrovati ( in pessimo stato ) spesso sono anonimi e a volte risultano essere trascrizioni approssimative di racconti orali, come in questo caso. Alcuni riferimenti risulteranno un po’ oscuri e poco chiari ma se, fra i miei venticinque lettori, qualcuno ravvisasse elementi a lui meglio noti, lo invito a mettersi in contatto col Professore, che come sapete, vive perennemente e inamovibilmente all’ interno del vecchio archivio. Le parole che seguono sono di autore sconosciuto”.
“Dovete sapere che tanti anni fa, era in uso, allo scoccare dell’ estate e durante tutto il perdurare della stessa, dare a fuoco qualunque cosa potesse essere combustibile. Si pensa che questo era un modo (oggi diremmo barbaro, ndr) di omaggiare le divinità del fuoco. Venivano così sacrificati ettari di macchia mediterranea, di restuccia, sterpaglia, il terreno dei vicini, in alcuni casi interi boschi. Che dire: erano sempre fuochi sacrificali, degni di attenzione, frutto di credenze magari sbagliate, ma comunque molto antiche e pertanto degne di rispetto. Ora un giorno avvenne che, dopo l’ ennesimo incendio sacrificale, dalla macchia bruciata venissero allo scoperto, sul pendio scosceso della montagna, due enormi massi che però sembrava chiaramente che minacciassero i passanti di una strada trafficatissima che passava alla base del monte. Bisogna sapere che analogo avvenimento era accaduto anni prima in coincidenza con il genetliaco di un maggiorente del paese e in quell’ occasione era stato chiamato da terre lontane certo Mago di nome incerto, forse Mario, ma certamente Merlino che con l’ aiuto di una polvere magica venuta dall’ Estremo Oriente aveva frantumato e dissolto il masso. Pare però che da allora una sequela quasi ininterrotta di disgrazie avesse perseguitato il paese per anni e decenni interi e che tale iattura si fermò solo dopo il Grande Incendio. ( Leggi, in questa pagina, oppure in questa, o in quest’altra ancora)
I due massi colpirono immediatamente la fantasia degli abitanti di quei luoghi, memori di quanto accaduto tempo prima e, dopo una frenetica discussione, durata alcuni giorni, i saggi del paese, dopo essersi consultati con altri saggi chiamati, come sempre in quelle occasioni, da terre lontane, decisero per il bene di tutti di immobilizzare quelle che sembrava fossero state istintivamente adottate da tutti come le divinità di maggiore spicco del territorio. Audaci e provetti operatori religiosi, abili arrampicatori, provvidero allora a imbrigliare e sostenere i due massi, che data la forma e l’ evidente carattere erano sicuramente maschio e femmina e quindi, dopo altra rapida consultazione si decise di chiamarli come altri massi sacri presenti nell’ arcipelago Eoliano. Infatti i loro nomi furono da allora, come ora, Petru U longu ( il maschio ) e Petra Minalda ( la femmina ). Ecco perché ancora oggi alla fine del mese di Luglio una adorante processione di devoti va a fare visita ai due massi “
P.S. nel frattempo, come sapete, la barbara usanza di incendiare la qualsiasi, nello stesso periodo, si è fortunatamente perduta.