Cronaca

Monreale vista dalla torretta antincendio: così lavorano gli “angeli custodi” dei nostri boschi

Turni da otto ore in solitario (tranne la notte quando sono in due), niente bagno, caldo infernale, nessuna comodità, niente acqua corrente, un impianto elettrico da 12 volt, una sedia ed un binocolo. Lassù, a quasi mille metri di altezza, ci sono gli “angeli” custodi dei nostri boschi. I “torrettisti”, come li chiamano, semplicemente i lavoratori della Forestale che stanno di vedetta in alto, su una delle sei torrette sparse per il comprensorio monrealese. Abbiamo avuto il privilegio e, permetteteci, l’onore di salire fino alla torretta di Fontana Fredda che domina praticamente Monreale, Pioppo, Giacalone e Poggio San Francesco dall’alto dei suoi 982 metri. Ad accoglierci Salvatore La Corte e Salvatore La Torre. I due ci fanno da ciceroni in uno scenario pazzesco. Panorama mozzafiato. Si domina gran parte della provincia. C’è un po’ di foschia, ma La Torre e La Corte ci spiegano che nelle giornate di cielo limpido, si scorgono le Madonie e si vedono territori appartenenti alla provincia di Enna e Caltanissetta. La torretta di Fontana Fredda è uno dei sei punti di avvistamento. Ci sono Gibilmesi, Pizzo Jato, Monte Gradara, Portella Sant’Anna e Montagna Longa. Un lavoro difficile, dove non è possibile distrarsi un solo istante. “Siamo sempre in contatto radio con tutti – dice Salvatore La Corte -. Al minimo pericolo o anche solo un dubbio, scatta subito l’allarme”.

In Torretta ci sono mappe dettagliate che servono ad indicare con precisione il luogo dell’incendio avvistato. L’altra notte un bellissimo lavoro di equipe ha evitato che il bosco di Casaboli prendessi di nuovo fuoco. E ieri sera la Torretta ha lavorato in sinergia con gli altri Forestali a terra per l’incendio di Monte Caputo. In funzione da metà giugno e fino a metà ottobre, la Torretta di Fontana Fredda è una delle più antiche. Prima era un gabbiotto di legno. Poi sono stati gli stessi operai della Forestale a costruirla di sana pianta, realizzando anche un impianto elettrico con dei pannelli solari. Manca il bagno perché, a quanto dicono i superiori, comprometterebbe l’ambiente esterno. Eppure, visto che Pioppo, il paese più vicino è a quasi mezz’ora di strada, sarebbe opportuno far installare quantomeno quello chimico. Gli operai hanno anche sistemato la strada che dalla strada giù a Giacalone porta fino alla Torretta. Nella Torretta si alternano 4 operai: uno dalle 6 alle 14; uno dalle 14 alle 22; due dalle 22 fino alle 6 del mattino.

“Certo – dice Salvatore La Torre -, pensiamo sempre al fatto che potremmo stare male e non essere visti e sentiti da nessuno. In due si starebbe più tranquilli”. Proprio qui, tanti anni fa, un operaio monrealese morì in un tragico evento. Stava rifornendo il gruppo elettrogeno di carburante. Partì una scintilla e l’uomo venne avvolto dalle fiamme. Il collega, a cui aveva dato da poco il cambio, si accorse di tutto dalla strada. Il tempo di risalire verso la Torretta, ma era già troppo tardi: “Fossimo stati in due – dice La Torre -, non sarebbe accaduto”. La Torretta negli anni ’50 e ’60 veniva abitata dall’operaio con l’intera famiglia. C’è ancora una stanza che veniva adibita a cucinino e stanza da letto. “Chi era di turno – spiega La Corte -, veniva qui per due giorni con moglie e figli. Stava sulla Torretta per due giorni, poi aveva un giorno libero e risaliva”. Oggi la Torretta è un luogo fondamentale per la salvaguardia dei boschi, anche se chi non ama la Natura riesce sempre a farla franca: “Bisognerebbe avere della pattuglie a terra, magari la videosorveglianza – dice La Corte -, noi facciamo il possibile. Ma spesso, quando avvistiamo movimenti sospetti, è già troppo tardi. Chi punta il dito contro di noi sbaglia. Chi fa questo mestiere ama la Natura ed il patrimonio boschivo. Vorremmo solo avere una maggiore dignità professionale”. (LE FOTO SONO DI VINCENZO GANCI)

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