Sono trascorsi esattamente 34 anni. Ma c’è una svolta nella Strage di Ustica. Perché la Francia ha deciso a sorpresa di collaborare all’inchiesta sulla strage di Ustica. E le prime ammissioni fatte da alcuni ex militari dell’Armeé de l’air ai pubblici ministeri di Roma sbugiardano quella che è stata fino ad oggi la versione ufficiale di Parigi sui fatti del 27 giugno 1980. Le informazioni raccolte dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal sostituto Erminio Amelio dimostrerebbero che i famosi caccia francesi della base di Solenzara in Corsica non tornarono a terra intorno alle 17, cioè quattro ore prima dell’esplosione del Dc9 Itavia. Volarono invece fino a tarda sera. La questione non è esattamente un dettaglio, visto che tra le ipotesi più accreditate per spiegare perché l’aereo civile si inabissò con i suoi 81 passeggeri tra le isole di Ponza e Ustica, c’è appunto quella che possa essere stato abbattuto da un caccia francese. Da fonti governative d’Oltralpe, e dalla procura di Roma, arriva un secco “no comment” sull’attività investigativa in corso. Ma nessuno ha smentito la notizia che una decina di ex militari della base di Solenzara siano stati ascoltati dai pm italiani. I colleghi francesi sarebbero anche disposti ad aprire gli archivi della Difesa per ricostruire i movimenti di cacciabombardieri e unità navali nel mar Tirreno, la notte dell’incidente. Ai pm romani interessa, in particolare, ricostruire il traffico aereo, capire se era in corso o no un’esercitazione militare, capire se c’erano navi nell’area di mare in cui è precipitato il DC9. Un punto, questo, che è diventato di “notevole interesse investigativo” dopo la testimonianza di un pilota dell’Ati raccolta per caso un anno fa, il quale ha riferito che la sera precedente il disastro sorvolò l’isola notando alcune navi, tra cui appunto una portaerei. Inizialmente le autorità francesi avevano sostenuto di non poter rintracciare con precisione chi, la notte dell’incidente, fosse in servizio alla base di Solenzara. Ciò aveva portato allo stallo delle indagini, perché gli indizi ed i documenti raccolti conducevano proprio nella direzione dello scenario “da guerra aerea”. I tabulati dei radar di Poggio Ballone, infatti, mostravano le tracce di due apparecchi in volo verso Ustica “in orari compatibili”, e la conferma che quei segnali corrispondessero a dei caccia era stata fornita dalla Nato al giudice istruttore Rosario Priore. La nazionalità dei mezzi, però, non è stata mai accertata. E poi c’è la testimonianza del generale dei Carabinieri Antonio Bozzo che quel giorno si trovava in vacanza con la famiglia proprio a Solenzara e sostiene di aver visto decollare gli aerei fino dopo la mezzanotte. Il primo a parlare della “pista francese” era stato l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga: nel 2007 mise a verbale che a far esplodere il Dc9 era stato un missile aria-aria lanciato da un caccia partito da una portaerei, nel tentativo di intercettare un aereo libico con a bordo il colonnello Gheddafi. La svolta di Parigi potrebbe finalmente portare alla luce la verità su quel 27 giugno di trentaquattro anni fa, chiudendo definitivamente nel cassetto l’ipotesi del “cedimento strutturale”. Una svolta che è stata accolta con gioia anche Monreale, visto che la cittadina normanna, quel 27 giugno 1980, perse due suoi concittadini, Antonella e Giovanni Pinocchio. Che adesso attendono la verità. (Fonte Repubblica)