I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo, nell’ambito dell’operazione denominata “Lost Pay”, hanno dato esecuzione al sequestro disposto in via d’urgenza dalla Procura della Repubblica di Palermo di 72 agenzie di “poste private” del marchio “Servizi postali” del monrealese Nunzio Giangrande e di Poste più della palermitana Graziella Torrisi, sparse su tutto il territorio nazionale, per violazione al Testo Unico delle Leggi Bancarie.
L’indagine trae origine da una serie di denunce presentate in questi ultimi mesi presso il Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo da parte di numerosi cittadini che hanno lamentato il mancato riconoscimento, da parte di enti fornitori di servizi pubblici, dei pagamenti delle utenze effettuati attraverso il canale alternativo dei servizi postali privati, con la conseguenza, in alcuni casi, della sospensione della fornitura di servizi essenziali, quali luce, gas e telefono.
La disamina delle diverse denunce querele, presentate in tutta la provincia di Palermo, oltre ad evidenziare la diffusione del fenomeno, ha indotto gli investigatori ad approfondire l’effettiva legittimazione della diffusa rete di franchising ad esercitare l’attività raccolta di denaro e conseguenti servizi di pagamento, compresi quelli dei bollettini postali, che sono dalla legge affidati, in via esclusiva, agli operatori iscritti in uno speciale albo istituito presso la Banca d’Italia.In particolare, la legislazione nazionale emanata per attuare la “liberalizzazione dei servizi postali” imposta dalla Comunità Europea, ha previsto una doppia regolamentazione di tutti gli usuali servizi del settore, basata sulla distinzione fra servizi postali propriamente detti (raccolta e recapito posta, raccomandate a/r ecc., ecc.) e quelli prettamente finanziari (pagamento bollettini – R.I.D., finanziamenti, F23, F24, ecc.).
Per cui, se per la prestazione dei servizi postali in senso stretto il Legislatore ha previsto un’autorizzazione ministeriale il cui rilascio non richiede, comunque, particolari presupposti oggettivi e soggettivi del richiedente, per le prestazioni di servizi che contemplino movimentazione di denaro (anche elettronico), le regole sono ben altre e molto più stringenti e prevedono, come stabilito dal Testo Unico delle Leggi Bancarie (T.U.B.), l’istituzione di un “Albo degli Istituti di Pagamento” per la cui iscrizione occorre apposita autorizzazione rilasciata dalla Banca d’Italia, previa valutazione di precisi e prescrittirequisiti oggettivi (tra i quali il più importante è quello relativo all’esistenza di un capitale minimo versato di almeno € 50.000,00) esoggettivi(quali l’adozione della forma di società di capitali, il possesso di requisiti professionali e soprattutto morali sia dei soci che degli organi sociali).
Le complesse ed articolate indagini di polizia giudiziaria, svolte in tutto il territorio nazionale e su più di settanta agenzie, hanno evidenziato come le agenzie oggetto del sequestro disposto dalla Procura della Repubblica di Palermo effettuassero i servizi di pagamento in maniera totalmente abusiva, in quanto, sebbene fossero in possesso dei contratti di franchising con i rispettivi network di riferimento e dell’autorizzazione ministeriale per la prestazione di servizi postali “propriamente detti”, non sono risultate munite anche delle autorizzazioni prescritte dalla legge per poter effettuare i servizi di pagamento, non avendo provveduto alla prevista iscrizione nell’apposito albo o, in subordine, alla eventuale affiliazione a qualche società autorizzata dalla Banca d’Italia, violando, pertanto, l’art. 131-ter del T.U.B. che contempla la fattispecie delittuosa dell’”abusiva attività di servizi di pagamento”.
Nel corso dell’intera operazione, per i reati di truffa, appropriazione indebita e abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Palermo i titolari dei due network, Giangrande e Torrisi e quindi sottoposte a sequestro preventivo 72 agenzie con sede nelle provincie di Palermo, Messina, Catania, Trapani, Agrigento, Roma, Macerata, Lecce, Reggio Calabria, Modena e L’Aquila.
Contestualmente sono state sottoposte a sequestro tutte le apparecchiature utilizzate per le operazioni finanziarie presso gli uffici, oltre ai server centrali, e, soprattutto, si è data esecuzione al sequestro probatorio dei quasi 180 conti correnti utilizzati per il deposito delle somme illegittimamente introitate tramite i pagamenti dei bollettini.
Stante la natura degli illeciti e dei riscontri operati, si è delineato un quadro assolutamente allarmante anche sotto il profilo della tutela dell’utenza, laddove si consideri che solo uno dei network sottoposti a sequestro ha movimentato, in soli 18 mesi, diversi milioni di euro (circa 30), riferiti, per lo più, ad operazioni effettuate da ignari cittadini – soprattutto liberi professionisti, impiegati, pensionati, utenti impossibilitati ad effettuare lunghe code presso i normali uffici postali – che hanno “subìto”, poi, la sospensione di servizi di primaria importanza (acqua, energia elettrica, riscaldamento, fino ad arrivare alla riscossione di tributi e/o delle sanzioni irrogate dagli enti deputati), a causa di bollettini risultati non pagati.
Interessati alle indagini parecchi siciliani,ma anche soggetti residenti in altre regioni, titolari delle 72 agenzie agganciate ai due network, autorizzati dal Dipartimento delle Telecomunicazioni ad offrire soltanto servizi postali di base, quali la spedizioni di plichi, l’effettuazione di raccomandate,ecc.e non anche ad effettuare servizi di pagamento di bollettini e/o transazioni finanziarie per il cui espletamento occorrono i requisiti previsti dalla legge.
Inoltre, sono al vaglio della Procura della Repubblica di Palermo numerosissime transazioni finanziarie effettuate per il tramite di alcune delle agenzie sottoposte ad indagini che avrebbero, nel tempo, favorito la movimentazione di cospicue somme di denaro in violazione degli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio in materia di segnalazione di operazioni sospette.
Alle operazioni di sequestro hanno partecipato anche i finanzieri dei Comandi Provinciali di Roma, Trapani, Agrigento, Modena, Lecce, Catania, Messina, Macerata, Reggio Calabria e L’ Aquila.
Sull’operazione è intervenuto il capitano Alessandro Pirrazzo: “Le indagini sono cominciate a novembre proprio a seguito di una denuncia da parte di un cittadino a cui era stata staccata anche la corrente elettrica dopo vari solleciti e nonostante avesse pagato la bolletta – spiega -. Per il momento ci stiamo concentrando su queste due catene di poste private, ma il nostro obiettivo, nell’immediato, è quello di garantire i dipendenti di questi uffici. Desideriamo chiarire immediatamente la vicenda per permettere di dissequestrare gli uffici e far svolgere loro i servizi che possono tranquillamente effettuare”.